venerdì 26 agosto 2016

La maledetta notte nera

Oggi ho l'onore di ospitare il racconto della mia amica Manuela.
In questi giorni così dolorosi e difficili, il suo racconto così intimo ci fa capire un po' meglio cosa sta succedendo nei cuori delle persone che appaiono comunque lontane da noi viste dalla TV.

Uno spaccato di quei secondi, delle istantanee che è difficile dimenticare.
E la vita che si muove e torna a sorridere.

Grazie Mamma Manuela per aver condiviso la tua storia con noi.










Ci siamo...di nuovo...la stessa ora...arriva un boato nel cuore della notte...le pietre che urlano...tutta la casa una improvvisa centrifuga, il buio improvviso nero nero ti avvolge, l'odore di morte si insinua nel naso, acre, pungente...

Io nella maledetta notte del 6 aprile 2009 a stento riesco ad alzarmi, ..l'armadio mi cade addosso, mi sfiora il pancione, sì un bel pancione di nove mesi...dove è custodita una perla, la mia, Alice...che poi sarà anche Gea, la dea della Terra. 

Lei galleggia, si sente protetta, forse dorme, forse è agitata, forse si sta preparando per venire alla luce...ma è buio, troppo...tutto nero...l'istinto di mamma mi ha dato una forza soprannaturale, sento tutto urlare e girare, ma riesco a scrollarmi e mi alzo...

Sono a casa, la conosco...al buio riesco a muovermi, a mantenere la mente lucida, non chiedetemi come e perché, non saprei dare risposta...pietre, la terra urla. 
Lorenzo il mio primo figlio ha 6 anni, dorme di là, con i nonni. Cerco di aggrapparmi agli stipiti della porta, ma roteano con tutta la casa, non li trovo. Provo a urlare il nome di mio figlio...urlo senza emettere alcun suono...mi muovo a balzi sul pavimento che saltella e rotea con tutta la casa, raggiungo la camera. 

Sento mio padre di annaspare, trova una torcia, l'accende, il nero se ne và...penombra...le pietre scricchiolano...la terra ha smesso di urlare. 
Lorenzo è sul letto, calcinacci addosso, un quadro caduto lo ha sfiorato...perché nel nero mentre la terra urlava, mio padre gli ha fatto da scudo con il suo corpo...

Forse siamo ancora vivi...vetri ovunque, i mobili hanno preso altre disposizioni...tutto è a terra...Bisogna uscire da quell'inferno, bisogna uscire da quella casa che ci ha protetto fino alla fine, ma ora ha crepe ovunque...ha le croci sulle pareti...uscire fuori immediatamente. 

Lorenzo non può camminare scalzo sui vetri ha bisogno delle scarpe...dove sono?...mi butto sotto il letto, l'ingombro della pancia non mi ostacola...prendo le sue scarpe, prendo lui e non curante degli altri scendo per le scale...qualcuno urla, qualcuno piange, qualcuno esce sanguinante dal quello che resta del suo appartamento...le luci tonde delle torce si muovono ovunque scoprendo l'orrore...pietre, calcinacci, spaccature, le x sulle pareti...bisogna uscire da lì...mi precipito per le scale ed esco...

Mio marito non lo vedo...è ancora sopra, sotto l'armadio credo...temo il peggio ma lo vedo uscire subito dopo...il buio nero ci accompagna...

Cerchiamo di chiamare le persone più care per capire se sono vive...niente non si riesce a telefonare...

Mio padre lo vedo disperato per la prima volta. 
Lo vedo piangere, non l'aveva fatto neanche al funerale di sua madre...
Piangeva e cercava di chiamare i miei fratelli...la lucidità mi prende per mano...tocca a me ora cercare di ragionare e capire il da farsi...

Recuperiamo una macchina e andiamo a vedere a casa loro. 
Per strada lunghe code di macchine, il nero avvolge tutto, solo i fari delle auto illuminano la strada...puzza di gas...andiamo ad accertarci che i miei fratelli stiano bene...poi mia madre mi dice andare in ospedale, ho preso una bella botta vicino la pancia...è il caso di farsi vedere. 

Dopo un'ora circa tra slalom tra le case crollate e percorsi alternativi arriviamo in ospedale...

Crollato pure quello. Ambulanze impazzite andavano e venivano, persone accasciate a terra, impolverate, gialle, cianotiche...la guerra, sembrava la guerra. 

Riesco a farmi strada e chiedo aiuto ad una ginecologa...mi dice che l'ospedale è crollato, non ha mezzi per visitarmi...non ha mezzi per vedere se Alice c'è! L'unica cosa mi dice è di prendere il pancione e scuoterlo...

Scuoto il pancione guardandolo e ripetendomi: ti prego fatti sentire...ti prego amore mio...

Ed ecco, ad un tratto, con il suo piedino delicato o forse la sua manina affusolata, mi accarezza la pancia...e sembra sussurrarmi...mamma ci sono!

Questo è il mio ricordo di quella maledetta notte nera che condivido con voi per cercare di farvi capire cosa si prova in certi momenti...nei momenti in cui la sopravvivenza ,se è possibile, è necessaria per continuare a prenderci cura della nostra ragione di vita: i nostri figli! 

Mamma Manuela


4 commenti:

  1. Grazie per aver condiviso con noi. La forza di una madre,figlia,sorella. Racconto da brivido

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    1. Grazie per aver visitato il mio blog. Manuela è una donna davvero in gamba, ci siamo conosciute ragazzine ed è diventata una forza della natura.

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  2. Ho i brividi...bellissimo post e bellissime Manuele e Alice...

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